lunedì 1 settembre 2014

COMUNICATO SULLA GIORNATA DI GIOVEDì 4 A SARCEDO


Comunicato Stampa:
Con preghiera di massima diffusione
Quale futuro per il nostro territorio?
Ormai lo sanno anche i bambini: a causa delle emissioni di CO2 come conseguenza delle attività umane, la quantità di inquinanti nell’atmosfera è aumentata nell’ultimo ventennio in modo esponenizale.
L’ ONU in un recentissimo comunicato certifica che è troppo tardi per fermare i cambiamenti climatici a livello mondiale e locale.
Noi, nel nostro territorio, stiamo subendo questo cambiamento sotto forma di fenomeni estremi come alluvioni, frane, tempeste, nubifragi (le cosiddette bombe d’acqua), periodi di siccità prolungati, estati piovose e inverni caldi che oltre a fare vittime, producono danni alle cose, alle persone, alla terra e alle coltivazioni, influenzando anche la qualità delle nostre vite e delle nostre comunità.
Indubbiamente i cambiamenti sopra descritti sono il frutto di determinate scelte politiche. Un’idea vuota di progresso, basata sullo sfruttamento senza limiti del territorio, martoriato da piccole e grandi opere inutili, ha prosciugato le risorse delle comunità favorendo l’arricchimento di pochi. La globalizzazione e l’espansione infinita del capitalismo d’assalto e finanziario, ci ha lasciato in eredità una regione e un paese dove sono milioni i giovani senza lavoro e senza un’idea di futuro e altrettanti sono i milioni di meno giovani il cui lavoro vale sempre meno e che scivolano (neanche tanto) lentamente verso la povertà.
Nell’alto Vicentino l’estate 2014 è stata un disastro per il territorio: le frane a Piovene, Caltrano e Velo d’Astico, la tempesta a Breganze e Mason, la viti defogliate e interi vigneti annichiliti. E dove non è passata la grandine ci pensa l’Autostrada Pedemontana a spazzare via vigneti, ciliegi e “Sparasare”. Per non parlare del tempo da “stagione delle piogge” che ha fatto marcire le colture in così grande misura da mettere in ginocchio gli agricoltori. Nonostante questa situazione di dissesto territoriale e climatico sia ormai una costante degli ultimi anni, i nostri governanti nazionali e regionali non intendono affatto “cambiare verso”: il loro approccio è culturalmente e nei fatti lo stesso di tenta- quaranta anni fa, quando vivevamo in un’economia in espansione e il territorio non era ancora così martoriato, anni in cui non ci si rendevamo conto dei danni che stavamo producendo. Ecco quindi che il Decreto “Sblocca Italia” stanzia miliardi per grandi opere inutili e briciole per interventi di salvaguardia del territorio; ecco che gli assessori regionali vengono a farsi propaganda nei nostri territori parlando di un fantomatico sviluppo del turismo grazie a improbabili trucchi da maghi del marketing.
Ma quale turismo dovrebbe venire da noi? A vedere cosa? Forse i nostri meravigliosi capannoni abbandonati nell zone industriali e artiginali dismesse? Forse a comperare i prodotti coltivati di fianco alle autostrade Pedemontana e Valdastico nord? Ma chi comprerebbe mai prodotti avvelenati dal piombo? L’economia espansiva ha fatto il suo tempo, la nostra sopravvivenza sta altrove. Noi proponiamo forme mutualistiche e sociali per superare le difficoltà della crisi economica e proponiamo consumi diversi, stili di vita differenti e soprattutto un cambio culturale globale per superare la crisi ecologica.
Sarcedo è il perfetto esempio di questa situazione. I progetti di sviluppo proposti dalle differenti amministrazioni comunali e regionali hanno puntato sullo sfruttamento insensato del territorio, funzionale all’arricchimento di pochi a danno del benessere sociale, economico e culturale della comunità. L’idea di un turismo basato su cemento, devastazioni paesaggistiche (vedi campi da golf) e autostrade (vedi Pedemontana) corre il rischio di depauperare la nostra realtà senza nessuna ricaduta positiva né per il benessere economico della comunità, né per il paese. Queste opere stanno trasformando il nostro territorio in un immenso cantiere a cielo aperto a scapito dell’agricoltura e delle sue ricchezze culturali e paesaggistiche. Noi proponiamo un’altra idea di sviluppo, basata su di un turismo sostenibile che valorizzi il territorio e le sue risorse, che metta al centro i prodotti tipici della nostra agricoltura; un turismo della comunità e non degli speculatori; un turismo che non depredi le risorse del territorio ma che abbia ricadute positive per il nostro paese e per chi lo vive.
Per questi motivi vogliamo essere presenti giovedì 04/09 a Sarcedo all’incontro “Quale futuro vitivinicolo per la Pedemontana vicentina” con l’assessore regionale Marino Finozzi alla Festa dell’Uva, dove chiederemo un confronto e lanceremo un nostro contro-appuntamento che servirà ad illustrare la nostre proposte.

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